TRAUMATOLOGIA DELLO SPORT
Ricostruzione del Legamento Crociato Anteriore e Posteriore
Quali sono i sintomi di una rottura del LCA/LCP?
La causa di una rottura del LCA/LCP è sempre traumatica e i pazienti giovani ed attivi sono i più coinvolti. I sintomi più comuni sono gonfiore, dolore acuto immediatamente dopo l’evento traumatico e, in cronico, una instabilità dell’articolazione.
Perché operarsi?
I motivi principali sono due: ridare stabilità al ginocchio, in particolar modo nei pazienti sportivi ad alta richiesta funzionale, e salvaguardare le altre strutture “nobili” all’interno dell’articolazione le quali, senza la stabilizzazione data dal LCA/LCP, potrebbero danneggiarsi e degenerarsi precocemente (menischi e cartilagine)
In cosa consiste l’intervento?
Consiste nella sostituzione del legamento rotto con un innesto prelevato dal legamento rotuleo o, in alternativa, da altri tendini intorno al ginocchio (semitendinoso e/o gracile) utili a vicariare le funzioni del LCA/LCP. L’intervento è eseguito in artroscopia quindi minimamente invasivo, con una degenza ospedaliera ridotta ad un solo giorno, con minima perdita ematica e rapida ripresa funzionale.
Cosa si deve aspettare dopo l’intervento?
Il paziente dovrà mobilizzare e caricare da subito con aiuto di ausili ortopedici come bastoni canadesi e tutore. Dopo aver tolto i punti sutura e recuperato a pieno la mobilità si inizia la fisioterapia, la quale deve essere effettuata costantemente e per un periodo variabile tra i 5 e i 9 mesi. Il pieno recupero funzionale e il ritorno alle attività sportive varia tra i 9 mesi e un anno.
Lesioni meniscali e cartilaginee
Quali sono i sintomi di una lesione meniscale e cartilaginea?
Spesso lesioni meniscali e cartilaginee sono associate. I principali sintomi sono dolore alla mobilizzazione del ginocchio e al carico, lieve gonfiore e, talvolta, blocco articolare.
Perché operarsi?
Principalmente per eliminare il dolore e ridare piena mobilità all’articolazione laddove si era verificato un blocco articolare, e promuovere la crescita cartilaginea e la rigenerazione.
In cosa consiste l’intervento?
Consiste nel rimuovere il frammento lesionato o staccato di menisco, causa del dolore e del blocco articolare, per via artroscopica. In caso di pazienti giovani con lesioni voluminose (a manico di secchio) del menisco, può rendersi utile, per salvare il menisco e salvaguardare la cartilagine sottostante, effettuare una sutura del menisco in artroscopia. In caso di pazienti giovani con lesioni con tecniche di medicina rigenerativa possiamo ricoprire la lesione della cartilagine promuovendo la rigenerazione e la crescita cellulare all’interno della lesione.
Cosa si deve aspettare dopo l’intervento?
L’intervento è in day casequindi dopo poche ore dall’intervento il paziente può tornare a casa. Dovrà mobilizzare e caricare dopo un breve periodo di discarico e, dopo aver levato i punti di sutura, iniziare la fisioterapia. Nel giro di un mese si può già aspettare un pieno recupero funzionale.
Osteotomie del ginocchio
Quali sono i sintomi?
Il paziente lamenta di solito il dolore localizzato nel compartimento usurato del ginocchio associato a limitazione funzionale e dell’attività sportiva. Sport di endurance che innalzano la soglia del dolore si associano spesso ad un esordio più tardivo della patologia per quanto riguarda la sintomatologia (dolore).
Perché operarsi?
È indicata nel paziente “giovane” che presenti un “usura” accentuata di un comparto del ginocchio associata a documentata deviazione assiale del ginocchio (varo o valgo). È controverso il dato della sintomatologia dolorosa associata, quando compare in molti casi e soprattutto nei pazienti sportivi l’usura è già avanzata e lo stesso intervento può offrire un minore benefici complessivo per il paziente in termini di “prevenzione” dell’artrosi.
In cosa consiste l’intervento?
L’osteotomia può essere eseguita con tecnica di sottrazione (resezione di un cuneo osseo), addizione “apertura” di un cuneo osseo con innesto di osso nel gap/difetto osseo creato 3) con fissatore esterno. Il maggiore supporto della Letteratura ed evidenzia scientifica più recente in particolare per i pazienti “giovani” e sportivi è per la tecnica di addizione con placca di fissazione dedicata. Questa tecnica si può associare ad altri interventi “riparativi” del ginocchio come la ricostruzione legamentosa (Legamento Crociato anteriore) od il trapianto di cartilagine aumentandone il potenziale beneficio e risultato per il paziente.
Cosa aspettarsi dopo l’intervento?
La ripresa dello sport dipende, a parità di corretto intervento eseguito e ben “evoluto”, dalla condizione di partenza del ginocchio: minore è il grado di usura, maggiori le possibilità di recupero. L’intervento di osteotomia correggendo l’asse del ginocchio e “scaricando” il compartimento usurato permette di migliorare la condizione e funzionalità del paziente in elevata percentuale dei casi (anche maggiore del 90%), la naturale evoluzione dell’artrosi porta ad una progressiva perdita della correzione ottenuta tempo medio 7-10 anni, tuttavia i pazienti possono avere beneficio dell’intervento anche per un periodo maggiore di questo. L’osteotomia quindi ritarda l’evoluzione dell’artrosi.
Instabilità rotulea
Quali soni i sintomi?
I sintomi variano in rapporto alla gravità, nei casi più lievi il sintomo più frequente è il dolore anteriore al ginocchio e dolore che compare mantenendo a lungo una posizione a ginocchio flesso, nei casi di maggiore gravità il paziente lamenta “cedimenti” o instabilità del ginocchio, non riesce a praticare adeguatamente sport in carico e può riferire anche la “fuoriuscita” della rotula, incompleta (sublussazione) o completa (lussazione)
Perché operarsi?
L’instabilità rotulea è una patologia che nasce dalla incongruenza articolare nello scorrimento della rotula sulla doccia femorale (troclea) e si codifica in rapporto al grado/gravità, dall’iperpressione rotulea esterna alla lussazione rotulea con il grado intermedio della sublussazione rotulea. Fallimenti di trattamenti conservativi a base di principi fisici e fisioterapici, pongono indicazione chirurgica per questo genere di patologie. È importante valutare in modo accurato la patologia monitorando anche la condizione cartilaginea dell’articolazione femoro-rotulea in quanto l’incongruenza od instabilità può produrre in varia misura una usura accelerata della cartilagine.
In che consiste l’intervento chirurgico?
Il trattamento varia in rapporto alla gravità e condizione della patologia.
Quando viene documentata una lateralizzazione ed inclinazione eccessiva, può essere eseguita la lisi del legamento alare esterno della rotula sotto controllo artroscopico ed eventuale plicatura (ritensionamento) mini-invasivo o artroscopica del legamento alare mediale della rotula (che produce il miglioramento della congruenza e stabilità rotulea) associata a possibile trattamento con radiofrequenza della lesione cartilaginea rotulea frequentemente riscontrata.
Il lateral release isolato correttamente eseguito può produrre anche una rilevante riduzione della possibilità di lussazione della rotula.
Nei casi di maggiore gravità è indicato un intervento di correzione anatomica (riallineamento dell’apparato estensore) che prevede la reinserzione mediale (“più centrata”) del tendine rotuleo ed eventualmente più bassa nei casi di posizione congenita più alta della rotula associata a lisi del retinacolo laterale e possibile reinserzione muscolare del vasto mediale.
In casi particolari dove l’instabilità è correlata alla “piattezza” (displasia della troclea) è possibile produrre una “scanalatura” per un migliore e stabile scorrimento della rotula, tuttavia questa tecnica può essere gravata da complicanze di problematica soluzione.
Cosa aspettarsi dopo l’intervento?
Dopo un congruo periodo di riabilitazione per recuperare la piena flesso-estensione, il “banco di prova” del recupero funzionale nello sportivo è la completa ripresa dell’attività in assenza di limitazioni funzionali.
Trapianti condrali
Quali sono i sintomi di un danno cartilagineo?
Il danno può essere “acuto” per un trauma, anche correlato ad altri danni o lesioni articolari come quelle dei menischi e legamenti o nella lussazione della rotula o cronico per usura progressiva legato alle sollecitazioni eccessive da microtraumi con carichi gravosi ed attività sportive. I sintomi non sono specifici: dolore, limitazione funzionale e della prestazione sportiva, gonfiore e versamento nel ginocchio in particolare dopo attività.
Perché operarsi?
Il trattamento varia in rapporto alle condizioni funzionali del ginocchio, sede e profondità della lesione e livello di attività sportiva e lavorativa del paziente.
Se una lesione documentata strumentalmente (vedi RMN) ha una bassa sintomatologia e basso impatto sulla limitazione funzionale si può attuare un piano di trattamento conservativo con integratori (condroprotettori) terapia per via iniettiva con acido ialuronico e più innovativa con fattori di crescita PRP, terapia fisica per ridurre lo stato infiammatorio articolare e potenziale stimolazione tissutale, stimolazione biofisica della cartilagine.
I trattamenti di maggiore efficacia comprendono le microfratture, i trapianti/innesti osteocondrali, i trapianti cartilaginei e gli innesti di membrana biologica condroinduttiva.
In cosa consistono le procedure chirurgiche per i danni condrali severi?
Trapianto ostecondrale
La tecnica prevede il prelievo di un cilindro di osso rivestito da cartilagine in zona non di carico con apposito strumentario e l’impianto in sede di lesione in modo da ripristinare la superficie articolare stabile e congruente.
Possono essere eseguiti prelievi ed innesti multipli con “cilindri” ossei di dimensioni più ridotte, la tecnica prende il nome di mosaicoplastica.
Microfratture
La tecnica rappresenta l’evoluzione moderna di una tecnica già consolidata e prevede, con l’apposito strumento, la stimolazione della risposta riparativa cartilaginea a partenza dall’osso sottostante la cartilagine (subcondrale).
I risultati riportati con tecnica accurata sono simili a quelli ottenuti con i trapianti cartilaginei in pazienti comparabili per età e livello di attività. Nel breve termine con maggiore tendenza al deterioramento del risultato nel medio lungo termine.
Trapianto di condrociti autologhi
Prevede il prelievo di cellule cartilaginee del paziente che vengono inviate in coltura per espansione e successivamente reimpiantate nello stesso paziente nella sede della lesione arrivando a ripristinare la corretta forma e congruenza anatomica.
Bioscaffold
Queste tecniche artroscopiche possono essere eseguite in associazione al trattamento con microfratture od ad un prelievo di cellule mesenchimali/staminali che vengono preparate come una matrice gel.
La membrana viene opportunamente “sagomata” sulla sede e dimensione esatta della lesione applicandola come un robusto “telo” di protezione che protegge e fornisce lo scaffold/impalcatura di maturazione delle cellule in corso di maturazione e viraggio cartilagineo.
Cosa aspettarsi dopo l’intervento chirurgico?
Il periodo di riabilitazione varia in base alla gravità e al tipo di procedura effettuata. In linea di massima, la fisioterapia va effettuata a partire dopo un periodo variabile di tre settimane-un mese e continuata fino a sei mesi. La ripresa di attività sportive varia dai 6 ai 9 mesi.
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